Poeta e storico greco. Figlio di Polimnesto, in Atene s'iniziò alla
filosofia del Peripato e dell'Accademia; gli furono maestri Pritanide, e Lacide,
successo ad Archelao nella direzione della Nuova accademia (241-40). Apprese la
poesia da Archebulo di Tera (o di Tebe), un virtuoso della composizione metrica,
il cui nome è rimasto legato a un metro. Ma s'ispirò alla grande
poesia di Omero e di Esiodo; e studiò le opere di Antimaco e di Cherilo.
Dopo il 224 a.C., accettò l'invito di Antioco il Grande, re di Siria, a
recarsi in Antiochia per assumere la funzione ambita di bibliotecario. Qui
E. rimase fino alla sua morte. L'opera di
E. era assai vasta:
comprendeva elegie, di cui non ci è pervenuto nulla, composizioni in
esametri e studi eruditi in prosa. Tra gli
Epica: la
Mopsopia; le
Chiliadi; il
Dionisio, ecc. Degli epigrammi di
E.
l'
Antologia Palatina ne conserva due: la dedica della chioma di un
fanciullo ad Apollo e l'epitaffio di carattere storico, i cui frammenti
contengono note culturali su Roma, Samo, Taranto; di carattere erudito:
Sui
giochi istmici; e opere d'interesse letterario o linguistico
Sui poeti
lirici. Dell'arte di
E. non si può giudicare perché
scarsissimi sono i frammenti (Calcide 276 a.C. circa - Siria 187 circa).